Littoral Combat Ship

LCS-1 Freedom

Il programma Littoral Combat Ship (letteralmente "Nave da Combattimento Costiero", la cui sigla è diventato il corrispondente hull classification symbol assegnato alle unità: LCS) è il programma col quale la US Navy intendeva realizzare delle unità militari di superficie relativamente economiche realizzate con il concetto della modularità, cioè disponendo di "pacchetti di missione" intercambiabili secondo le varie necessità.
Inizialmente s'intendeva cantierizzare nell'arco di un trentennio ben settanta di queste unità[1], ma in seguito, visto l'aumento dei costi a più di tre volte rispetto agli iniziali 220 milioni di dollari e ad altri problemi tecnici, il requisito è stato ridotto a cinquanta unità, anche se non è detto che il programma prosegua viste le polemiche e le difficoltà che si stanno incontrando.

Secondo il glossario militare del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti una Littoral Combat Ship è una nave costruita ed armata allo scopo di combattere ed in grado di condurre operazioni marittime multiruolo contro minacce aeree, di superficie e subacquee, e bersagli terrestri. Questa espressione è adottata dalla Lockheed-Martin e dalla General Dynamics per definire la futura unità minore combattente che dovrebbe sostituire la Littoral Combat Ship nell'arsenale statunitense, con una lunghezza di circa 118m, un dislocamento di circa 3.600 t, il collaudato sistema radar Aegis e un lanciamissili a celle verticali come l'attuale Mk.41 utilizzato tra l'altro sulle navi della classe Arleigh Burke[2].

  1. ^ per raggiungere una flotta di 325 navi
  2. ^ Multi-Mission Combat Ship (MCS), su lockheedmartin.com. URL consultato il 4 mar 2016.

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